Venti di pace

Ideazione e Regia di R. Inchingolo

Rappresentazione scenica in forma di concerto per sculture sonore "arpe eolie", voce narrante, strumenti musicali e voci della tradizione orale di altri continenti

Musicisti e interpreti

Luigi Berardi, Antonio Infantino, Narayan Chandra Adhikary & Baul del bengala, Salvatore Villani, Andrea Presa, Cristina Santagada, Ruggiero Inchingolo

  

E’ proprio un' "arpa eolia", il cui suono si genera con il vento, montata sull'estremità di una grossa scultura in legno a forma ottagonale, la protagonista di questa straordinaria rappresentazione scenica denominata "Venti di Pace", che l’autore Ruggiero Inchingolo, ha voluto dedicare al Castel del Monte “Monumento Messaggero di Pace e Patrimonio dell’Umanità”, così proclamato dall’Unesco. L’opera è già stata rappresentata, in prima assoluta, l’8 settembre del 2006 in occasione dell’inaugurazione della VIII edizione del Festival di Musica Etnica "Suoni dal Mediterraneo".

Lo spettacolo è suddiviso in vari momenti, dove il pubblico segue attraverso un percorso i vari personaggi che formano l’azione scenica. Si comincia dall’ascolto dell’arpa “eolia” principale, poi si passa all’esibizione di Luigi Berardi (reduce da una installazione di 100 arpe eolie sulla grande muraglia cinese), il progettista della originale scultura sonora, che imbraccia una seconda arpa eolia. L’artista, a seconda della situazione, sceglie il luogo più idoneo per far suonare il suo strumento mediante la forza del vento. A questi si aggiungono i musici del Bengala con i loro tipici strumenti indiani e con i loro costumi. Il pubblico, catturato dal suono di questi strumenti, viene trascinato all’interno di un monumento o luogo storico che si intende valorizzare.

Il testo dell’opera è una libera interpretazione tratta dal decimo libro dell'Odissea di Omero, che narra l’incontro di Ulisse con Eolo, il re dei venti, impersonato dall'artista ravennate Luigi Berardi.

Allo spettacolo partecipano altri grandi artisti, che interpretano i vari  personaggi del racconto omerico, mediante i suoni dei loro strumenti tradizionali e rappresentativi della propria terra e cultura di appartenenza.

La parte clou dello spettacolo è una interessante sperimentazione, dove ogni artista interagisce con gli altri mediante il proprio strumento. Il pubblico viene catturato dal suono delle arpe eolie, dai respiri “sonori” del didjeridoo degli aborigeni, dalle voci rantolanti e dagli strumenti indiani come la dotara e le tabla dei cantori mistici “Baul” (dal sanscrito "Vayu" che significa vento) del Bengala. I “Baul”, secondo la loro tradizione, sono come il vento, si muovono sulla terra vagando di villaggio in villaggio e cantando la gioia e l’amore che proviene dall’unione mistica col Divino.All’interno dello spettacolo si realizza un momento in cui gli artisti, attraverso il proprio linguaggio "musicale", facilitano quella integrazione tra culture diverse all’insegna del dialogo interculturale, dove la musica diventa un linguaggio universale che ha il potere di unire modi di pensare diversi.

L’espressione “vento” in questo contesto, assume più significati: dal vento inteso come movimento dell’aria prodotto dalla natura (arpe eolie, organi eolici) o dal respiro degli uomini (didjeridoo, Bashi), fino all’accezione più metaforica della parola. Il concetto di “vento”, come forza inarrestabile e insinuante in ogni luogo della terra, per esempio, viene interpretato come filosofia di vita dai musicisti mistici indiani “Baul” che si muovono come il vento, cantando la gioia e l’amore che proviene dall’unione mistica col Divino.

 

IL TESTO

La vicenda narra dell’astuto Ulisse e dei suoi compagni che, sfuggiti al Ciclope Polifemo, riprendono il mare, approdando sull'isola di Eolo, il re dei venti, figlio di Giove. Questi, per frenare la continua lotta dei venti, suoi sudditi, li custodisce legati sotto chiave nelle buie caverne delle isole Lipari (il piccolo arcipelago a nord della Sicilia), che da Eolo prendono il nome di Eòlie. Tenendoli così rinchiusi, può meglio regolarne il soffio, col suo divino volere. Secondo la mitologia greca, tra questi venti ce ne sono quattro fratelli, tra loro, che già gli antichi riproducevano nella cosiddetta “Rosa dei Venti”. Questi, molto litigiosi fra loro, si sottomettono solo al tridente del loro re Eolo. Essi sono Bòrea gelido vento del nord, Noto vento minaccioso e caldo, Euro rapido vento dell’est, Zefiro gentile vento dell’ovest e messaggero della primavera.

Eolo, spinto a compassione dalle vicende di Ulisse, interviene in suo aiuto. Gli offre in dono un otre di cuoio nel quale sono imprigionati i venti contrari alla navigazione, in modo che non possano azzuffarsi. Lascia libero soltanto il dolce Zefiro, una brezza favorevole che deve riportarlo direttamente a Itaca. Ulisse, intanto si appresta a partire con tutte le sue navi e, dopo aver espresso al re tutta la sua gratitudine, carica a bordo il prezioso otre. Spiega le vele e parte. Dopo dieci giorni di navigazione avvista finalmente le sponde di Itaca ma si addormenta.

L' equipaggio, credendo che l’otre donato da Eolo sia pieno di tesori, approfittando del sonno di Ulisse, decide di aprirlo. I venti liberati scatenano una terribile tempesta che fa infrangere le navi sulla costa africana.

Contrariamente a quanto accade nel testo omerico, i nostri venti non sospingono la nave di Ulisse nuovamente sull' isola di Eolo, ma continuano a sfidarsi tra loro e a mostrare tutta la prorpia forza. Nessuno di loro, però, riesce a dominare sull'altro. Dopo tanto lottare cominciano ad essere così esausti, da lasciarsi sedurre dai loro stessi suoni, a volte impetuosi, a volte tranquilli; a volte freddi, a volte passionali.

La musica prende il sopravvento, portando Ulisse e il suo equipaggio, i superstiti di questo tragico evento, ad unirsi ai venti "sonori" con un canto di speranza, che condurrà la nave fino ad Itaca. 

LE MUSICHE

Allo spettacolo partecipano artisti di diverse nazionalità, rappresentanti la propria cultura di appartenenza, che interpretano i personaggi del racconto omerico, mediante le voci e i suoni dei loro rari e particolari strumenti tradizionali.

Il triste epilogo di questa vicenda di Ulisse è reso attuale dal leit-motiv del “Sirio”. Questo brano parla del tragico naufragio della nave omonima, che nel 1906 parte dal porto di Genova per andare a Buenos Aires, ma a Capo Palos in Spagna, nei pressi delle “Colonne d'Ercole”, affondò portando con sé 422 emigranti italiani. A differenza del testo omerico, in questa nostra versione, i venti raggiungono un accordo e il finale verrà trasformato in un evento di esultanza, poiché gli artisti con i loro strumenti daranno luogo a una interessante sperimentazione sonora.

"Venti di pace" altro non vuole essere che un messaggio di speranza e di pace rivolto a tutti quegli uomini che emigrano dalla loro terra per una vita migliore. In questo contesto la musica, soprattutto quella della tradizione di un popolo, è un linguaggio universale che ha il potere di unire culture e modi di pensare diversi.

PERSONAGGI

Luigi BERARDI (Eolo, il re dei venti)
Narayan Chandra ADHIKARY (Ulisse)
Antonio INFANTINO (Bòrea, il vento del nord)
Andrea PRESA (Euro, il vento dell’est)
Ruggiero INCHINGOLO (Noto, il vento del sud)
Baul (Compagni di Ulisse)
Salvatore VILLANI (Voce narrante)
Cristina SANTAGADA (Canto)